La stazione appaltante ha il potere di non procedere all’aggiudicazione dell’appalto nel caso in cui l’offerta dell’aggiudicataria provvisoria risulti non conveniente o non idonea in relazione all’oggetto del contratto.
Questo il principio espresso dal Tar Lombardia, Milano, sez. I, con la sentenza n. 1802 del 23 luglio 2015.
Nel caso di specie la stazione appaltante aveva escluso la ditta risultata prima in graduatoria, ritenendo l’offerta presentata inidonea a garantire la corretta esecuzione del contratto nel suo complesso.
Nello specifico, trattandosi di prestazione di lavori di manutenzione ordinaria del verde pubblico comunale, l’amministrazione aveva ritenuto insufficiente il numero di giornate lavorative per operaio indicate dall’impresa al fine di adempiere agli obblighi contrattuali.
Di conseguenza, aveva aggiudicato definitivamente l’appalto al concorrente che seguiva in graduatoria.
L’articolo 81, comma 3, del codice dei contratti pubblici stabilisce che “Le stazioni appaltanti possono decidere di non procedere all’aggiudicazione se nessuna offerta risulti conveniente o idonea in relazione all’oggetto del contratto”.
Tale norma, letteralmente, attribuisce tale potere soltanto per il caso in cui tutte le offerte non siano convenienti o idonee.
I giudici amministrativi, richiamati i principi di buon andamento ed economicità dell’azione amministrativa, hanno fornito un’interpretazione estensiva di tale disposizione, ritenendola applicabile anche quando solo alcune delle offerte (nella specie, quella dell’aggiudicataria provvisoria) non sia idonea o conveniente.
Pertanto, ritenuta la valutazione dell’amministrazione logica e coerente, nonché il provvedimento adottato congruamente motivato in ordine alla non affidabilità del contraente, i giudici amministrativi hanno confermato la legittimità e correttezza dell’operato dell’amministrazione.